Pensione Opzione Donna, crollo delle domande “troppo penalizzante”, la verità

Calate di molto le domande di pensione mediante Opzione Donna nel primo trimestre dell’anno: ecco i dettagli

Le domande legate a Opzione Donna in tema di pensione sono calate molto per quanto concerne i primi tre mesi dell’anno: ecco quante, differenze rispetto all’anno scorso e altri dettagli al riguardo.

Salvadanaio e monete
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Si registra un calo in merito al canale d’uscita anticipata che si lega alle lavoratrici nel corso dei primi tre mesi dell’anno. Si tratta di uno stop rilevante in relazione alle restrizioni arrivare insieme alla legge di bilancio.

Cento cinquantuno, questo il numero delle pensione anticipata con Opzione Donna, al 31.03.23, comunicato da parte di INPS. Un numero che presenta una grossa differenza rispetto al medesimo periodo dell’anno scorso però, quando furono cioè 4.185.

Stando alle stime dell’Istituto, nel totale sarebbero soltanto 2900 le lavoratrici che avrebbero modo di beneficiare di Opzione Donne nell’anno in corso. Tale numero distante dalle più di ventitré mila che hanno lasciato il mondo del lavoro l’anno scorso.

Pensione – Opzione Donna: alcuni motivi dietro il calo di domande

Tra le ragioni del calo delle domande di pensione con Opzione Donna vi è quella legata ai requisiti, maggiormente stringenti. Occorrono trentacinque anni di contributi e sessanta d’età, cinquantanove con 1 figlio e cinquantotto con quantomeno 2 figli.

Poi, l’opzione si riserva a caregiver, persone licenziale o dipendenti delle aziende in crisi.

Al riguardo da parte dei sindacati continua ad esservi richiesta di una revisione della misura, all’esecutivo, pur se attualmente non sembrerebbero esservi spiragli per alleggerire i requisiti stessi.

Maggiormente stringente è il vincolo inerente l’appartenenza a specifiche categorie sociali svantaggiate. Attualmente l’accesso in pensione con Opzione Donna richiede di far parte di una delle condizioni seguenti.

Nel dettaglio, disoccupate dopo licenziamento o dipendenti di aziende in crisi. Poi, invalide civili col settantaquattro per cento d’invalidità riconosciuta e definitiva. E infine, caregiver.

Tali restrizioni per Opzione Donna andrebbero nella direzione di avvicinare la deroga ai requisiti inerenti Ape Sociale. Una possibilità, ipotetica, potrebbe riguardare la confluenza in questa forma di tutela previdenziale, si legge su Investire Oggi.

L’anticipo pensionistico è conseguibile, con i medesimi requisiti indicati, a sessantatré anni, però con cinque in meno rispetto alla contribuzione. Al contempo la pensione non si calcola col sistema contributivo al pari di Opzione Donna. Dunque, si può avere un trattamento maggiormente vantaggioso pur se limitato a dodici mensilità.

Infine, le tempistiche da attendere rispetto alla liquidazione della pensione sono pari a tre mesi da quando si raggiungono i requisiti contributivi e anagrafici. Non di dodici – diciotto mesi (Opzione Donna).

Dunque, aspetti questi che potrebbero portare ad una ipotetica soppressione delle pensioni anticipate riguardo le lavoratrici, l’anno prossimo, spiega Investire Oggi.

Cambiando tema, occhio alle nuove detrazioni IRPEF, buone notizie per i pensionati.

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