Alzheimer: gli incredibili effetti di una nuova terapia

C’è un nuovo test di diagnosi precoce che permette di individuare l’Alzheimer e alcune malattie neurodegenerative.

L’Alzheimer è una malattia neurodegenerativa a decorso cronico e progressivo. La patologia è determinata da una progressiva distruzione delle cellule del cervello, che determina un deterioramento irreversibile delle funzioni cognitive. Così il paziente si ritrova a non essere più in grado di compiere autonomamente le normali attività quotidiane.

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Di recente, è stato scoperto un nuovo test che permette di individuare L’Alzheimer in tempi piuttosto rapidi. Si tratta per lo più di un test non invasivo, che prevede una sorta di “interrogatorio” a cui viene sottoposto il soggetto.

Allo stesso tempo sono stati scoperti gli effetti benefici di una terapia, che avrebbe la capacità di proteggere dai processi neurodegenerativi.

Alzheimer: cos’è?

L’Alzheimer è una malattia neurodegenerativa causata dall’alterazione del metabolismo di una proteina, la beta amiloide. A quanto pare, la proteina APP, ad un certo punto della vita di un essere umano, per ragioni ancora ignote, viene metabolizzata in maniera alterata. Di conseguenza, quest’alterazione provoca la produzione di una sostanza neurotossica che si accumula nel cervello, fino a provocare lentamente la morte delle cellule e dei neuroni.

Il 5% dei casi di Alzheimer finora studiati presentano un’alterazione genetica che permette alla malattia di essere trasmessa di generazione in generazione. Tuttavia, vi è un 95% di casi di Alzheimer che non presenta alcuna familiarità con la malattia.

Il test precoce

In base ad alcuni studi condotti dai ricercatori, è stato possibile notare che alcuni anni prima della comparsa dei sintomi dell’Alzheimer ci sono degli indicatori che possono essere d’aiuto. A quanto pare, già prima dell’aggravarsi della malattia, i pazienti perdono alcune competenze essenziali, come la capacità di riconoscere il valore economico di monete e banconote.

Il test condotto dalla dottoressa Burgio e dal suo team di ricercatori prevede diversi step. All’inizio viene chiesto al paziente di riconoscere il valore economico di monete e banconote. Successivamente viene chiesto di valutare il valore economico di alcuni oggetti e, poi, si passa a domande più complesse.

In base alle risposte fornite dai pazienti, i medici riescono ad individuare alcuni fattori che possono rappresentare le prime manifestazioni della malattia neurodegenerativa.

Una terapia che rallenta il processo neurodegenerativo

Stando a quanto scoperto da uno studio congiunto della Northwestern University americana con l’Institute for Therapythrough the Arts italiano si è scoperto che la musicoterapia può avere degli ottimi effetti per ritardare il processo di deterioramento cognitivo.

“Le emozioni prodotte dall’ascolto di musica durante la giovinezza resistono sia all’Alzheimer che alla demenza. L’ascolto musicale ha effetti protettivi verso i processi di neurodegenerazione, e la sua efficacia terapeutica sembra basarsi sulla preservazione della memoria musicale anche in fasi più avanzate di malattia, grazie a cui il paziente con demenza sembra conservare intatte le abilità e competenze musicali fondamentali, intonazione, sincronia ritmica, senso della tonalità”, spiega il dottor Paolo Maria Rossini Responsabile del Dipartimento di Neuroscienze e Neuroriabilitazione dell’IRCCS San Raffaele.

Alla luce di queste scoperte, proprio al San Raffaele, la musicoterapia è stata introdotta tra le terapie non farmacologica per contrastare lo sviluppo di malattie come Alzheimer e demenza.

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