Stop cessione credito, cambia tutto: i documenti per evitare i controlli del fisco

Con lo stop alla cessione del credito, il governo ha deciso di mettere fine a una pratica che stava creando troppe truffe nel paese. Vediamo nel dettaglio cosa prevede il nuovo decreto e se cambia qualcosa nella documentazione da presentare.

Con una decisione clamorosa, il governo ha deciso di mettere fine alla cessione del credito e lo sconto in fattura per tutti i bonus edilizi. Alla fine dunque, è passata la linea che il Ministro Giorgetti annunciava da un po di mesi a questa parte. Il politico leghista ha infatti in più occasioni dichiarato come il meccanismo di cessione del credito, per bonus che hanno già raggiunto una cifra vicina ai 90 miliardi, aveva finito per drogare il mercato. Una vera e propria piaga che andava dunque smantellata al più presto. 

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È così alla fine, la linea dell’esecutivo ha finito con lo sposare la proposta di Giorgetti di mettere subito fine a quella che ha sempre ritenuto una politica dissennata sui bonus edilizi. Il governo con questo decreto intende porre un rimedio a tutte le truffe che si erano verificate in questi mesi, a fronte di una procedura fin troppo semplice, e molto facile da aggirare. 

Stop cessione credito, cosa prevede il nuovo decreto del governo

Nel decreto viene però anche previsto un sistema per fare in modo che questi crediti possono comunque essere smaltiti dal mercato. Non si vuole naturalmente mettere in difficoltà anche coloro che questi crediti li hanno già ceduti nel rispetto delle normative vigenti. C’è invece la chiara intenzione di limitare le frodi, inserendo delle modifiche molto precise all’articolo 121 del Decreto Rilancio. Tutti coloro che hanno seguito un corretto iter, e ceduto dunque il credito a fronte della validità della documentazione visionata, non hanno nulla da temere. 

La loro responsabilità solidale viene esclusa. Nel decreto si specifica inoltre come la mancanza di documentazione necessaria al momento della cessione del credito, da sola non basta a far scattare il dolo o la frode. Ma se il cessionario ha comunque autorizzato la procedura nonostante una parte della documentazione richiesta non era stata consegnata, dovrà comunque dimostrare in questo la sua buonafede all’Agenzia delle Entrate. Un meccanismo abbastanza benevolo dunque, per evitare che troppe persone vengano travolte da questo clamoroso dietrofront del governo.  

È compito dell’Agenzia dimostrare il dolo da parte del contribuente

È importante però precisare che anche l’Agenzia delle Entrate è tenuta in questo caso a provare l’eventuale dolo sulla cessione del credito a scopo di frode, con la massima accuratezza possibile. È all’ente pubblico infatti, che spetta l’onere di dimostrare la colpevolezza del soggetto che cede il credito derivante dal bonus edilizio. Viene anche limitata in tal senso, la responsabilità solidale di chi ha acquistato i crediti in questo da un ente finanziario privato. In questo caso però, è la banca a doversi accettare di aver acquisito tutta la documentazione richiesta, prima di concludere la cessione. 

Stop cessione credito, ecco tutti i documenti da presentare e in quali casi sono richiesti

Ma vediamo adesso quali sono i documenti che vanno assolutamente richiesti nel momento in cui entra in gioco la cessione del credito d un bonus edilizio. In primo luogo è necessario presentare il titolo edilizio abilitativo degli interventi abitativi da effettuare. Se ci si trova invece in un regime di edilizia libera, può anche bastare l’autocertificazione che attesti quantità ed entità degli interventi di ristrutturazione e la data di inizio ufficiale dei lavori

Serve anche presentare la notifica preliminare che accerta l’inizio dei lavori all’azienda sanitaria locale. Nei casi in cui questo documento non viene invece previsto dalle norme vigenti, anche in questo può bastare un’autocertificazione. vanno poi allegate anche tutte la fatture che testimoniano gli interventi da effettuare. 

Stesso discorso per le asseverazioni nel caso in cui vengono richieste dalla legge su questi interventi. Se il lavoro riguardano anche l’efficientamento energetico dell’edificio, bisogna invece rifarsi a ciò che viene richiesto nel decreto varato nel 2020 sull’Ecobonus. Se i lavori vanno effettuati all’interno di un condominio, sarà necessario presentare la delibera di approvazione dei lavori dall’assemblea condominiale, a cui andrà anche allegata la lista di ripartizione delle spese tra gli inquilini. 

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