È arrivata la ribalta delle cronache la storia di una rapina ai danni di una donna che riceverà una rendita a vita INAIL.
L’episodio è avvenuto a Torino, dove una donna di 34 anni ha subito una rapina di rientro dal lavoro. La storia è stata raccontata dalla protagonista a “Mattino Cinque news”, dove si è parlato dell’incredibile storia di una rapina finita bene.
Il Tribunale di Torino ha stabilito che l’INAIL dovrà corrispondere una rendita a vita ad una donna che ha subito una rapina in itinere. In pratica, la trentaquattrenne piemontese è stata vittima di una rapina di rientro a casa dopo il lavoro. Per questo motivo, ora percepisce un assegno mensile di 700 euro per tutta la vita.
Rendita a vita INAIL: facciamo chiarezza
In base a quanto stabilito dall’ordinamento giuridico in italiano i lavoratori dipendenti, sia del settore privato che del settore pubblico, devono essere assicurati. In questo modo. qualsiasi infortunio o incidente si verifichi durante l’attività di lavoro, permetterà al lavoratore di essere indennizzato.
La disciplina stabilisce che il lavoratore deve essere risarcito anche in caso di incidente o infortunio in itinere. Con questo termine si fa riferimento alla possibilità che il lavoratore si faccia male nel tragitto casa-lavoro o lavoro-casa.
Proprio facendo riferimento a questa regola, il Tribunale di Torino ha stabilito che l’INAIL dovrà corrispondere una rendita a vita ad una donna rapinata da un malvivente durante il tragitto casa-lavoro. L’episodio è avvenuto nel torinese, dove la vittima ha subito un infortunio in seguito ad un’aggressione violenta, che le ha procurato danni permanenti. Per questo motivo, l’INAIL dovrà corrispondere un assegno mensile di €700, ovvero una rendita a vita.
Nel corso della rapina, l’impiegata trentaquattrenne ha riportato una frattura della mascella e una grave lesione all’orbita, ma anche una frattura alla mano e uno shock psicologico devastante. In sostanza la vittima di rapina ha riportato un danno permanente e un grado di invalidità riconosciuto dal medico, ma non dall’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro. Per questo motivo, è dovuto intervenire un giudice per fare in modo che l’INAIL indennizzasse la donna per i danni subiti.
In questo caso, infatti, la legge riconosce l’infortunio in itinere, ovvero avvenuto durante il tragitto che il lavoratore deve compiere per recarsi al lavoro.
A tale proposito, è opportuno specificare che la disciplina definisce infortunio in itinere quello che si verifica lungo il normale percorso. Con questa definizione, “normale percorso”, l’INAIL fa riferimento al percorso più breve e diretto, ovvero quello normalmente e abitualmente compiuto dal lavoratore. Di conseguenza, eventuali variazioni effettuate lungo il tragitto, a meno che non siano necessarie e improrogabili, potrebbero impedire al lavoratore di ottenere il risarcimento dei danni.