Quando vogliamo giocare, compriamo un Gratta e Vinci in Tabaccheria, o presso una stazione di servizio o all’Autogrill. Ma quanto guadagna chi li vende?
La domanda sorge perché sappiamo che in ogni Paese esistono regole differenti, riguardo agli introiti delle vincite dei Gratta e Vinci.
Come sappiamo, a vincere sempre è di sicuro lo Stato, almeno qui in Italia, perché oltre a guadagnare sulla vendita dei biglietti riscuote anche le tasse sulle vincite. Questo accade per tutti i tipi di lotteria, concorsi e quindi anche i Gratta e Vinci.
Forse non tutti sanno che, per le vincite dai 500 euro in su, il giocatore deve versare una vera e propria tassa sul premio, quantificata in media nel 20%. Approfondendo, scopriamo che se devo riscuotere tramite un Notaio una vincita da 20 milioni di euro ne perderò dai 200 ai 600 mila per pagare la prestazione professionale, e in più la quota di tasse.
In tutto questo “giro” di soldi, è ovvio immaginare che anche i rivenditori dei biglietti abbiano un guadagno, una percentuale che gli spetta sulle vincite. O forse no? Ecco cosa accade in Italia e cosa invece negli Stati Uniti.
Pensiamo un attimo a tutte l vincite che hanno fatto notizia ultimamente: i 371 milioni di Euro al Superenalotto, le numerose vincite da 500 mila e 300 mila euro con alcuni Gratta e Vinci da pochi euro, e immaginiamo subito i guadagni dello Stato – oltre a invidiare bonariamente i fortunati giocatori – ma non sappiamo quanto e se hanno intascato soldi anche i negozi che li hanno venduti.
Dobbiamo sapere che sia in Italia che in America le ricevitorie e i tabacchi abilitati hanno diritto ad una percentuale sul biglietto e sul premio. Facciamo qualche esempio pratico così da capire le somme che arrivano in tutte le tasche, se così possiamo dire, ma soprattutto quali sono le differenze tra i due Paesi.
In Florida su un premio da 1 milione di dollari il rivenditore ottiene 2000 dollari come percentuale sul biglietto venduto.
In Italia, se acquisto un biglietto del Gratta e Vinci e vinco 10 euro, l’aggio previsto per il tabaccaio corrisponde all’8% del costo stampato sul biglietto. Un’inezia, in pratica, ma almeno la quota è esente da Iva. Infatti se una ricevitoria proclama orgogliosamente che nel suo punto vendita sono state vinte grosse cifre lo fa per ottenere visibilità, e magari più clienti che si recano in un luogo “fortunato”.
Non sono previsti premi speciali da parte dello Stato, e chi ha venduto il gioco istantaneo vincente può solo sperare in una “donazione” da parte del fortunato che incasserà una bella somma. Ma che, come spesso accade, vorrà rimanere anonimo.
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