Alla fine dello scorso anno doveva scattare il “pensionamento” della ricetta medica elettronica, con lo stop alla misura introdotta in pandemia per limitare gli spostamenti non necessari.
Rischiava di sfumare così una possibilità molto comoda, piena di vantaggi sia per i pazienti che per i medici anche al di là dell’emergenza Covid. Ma il governo è intervenuto in extremis davanti alla possibilità di una “rottamazione” della ricetta dematerializzata. Cosa cambierà ora?
Col 31 dicembre 2022 doveva andare in soffitta. Parliamo della ricetta medica elettronica (o dematerializzata). Una possibilità data al medico curante che ci consentiva di andare direttamente in farmacia, muniti soltanto del numero della ricetta arrivato via posta elettronica, sms e perfino su WhatsApp.
Come detto, questa possibilità doveva scadere alla fine dello scorso anno. Ma il governo Meloni, attraverso il decreto Milleproroghe, ha esteso la misura adottata dai precedenti esecutivi durante l’emergenza della crisi sanitaria da Covid-19. Il decreto così ha prorogato fino a fine 2024 la possibilità di fare la ricetta elettronica. Molti sperano che la misura diventi definitiva e non più transitoria. Intanto cerchiamo di capire come funziona la ricetta dematerializzata.
La possibilità di ricevere la ricetta medica via email, sms o WhatsApp è stata introdotta tre anni fa, nel marzo 2020, nel pieno dell’emergenza Covid. Di certo una comodità, in diversi altri casi anche uno strumento che si è rivelato indispensabile.
La cosiddetta ricetta medica dematerializzata (o elettronica) non è niente altro che la possibilità per il medico di far avere le prescrizioni ai pazienti tramite posta elettronica, sms o un messaggio WhatsApp, soltanto comunicando loro il numero di ricetta elettronica (NRE).
La modalità della ricetta elettronica era stata introdotta con lo scoppio della crisi sanitaria. Durante l’emergenza Covid un’ordinanza della Protezione Civile e un provvedimento del Ministero aveva dato questa possibilità. Allo scopo, naturalmente, di limitare al minimo gli spostamenti non indispensabili. Come quello appunto di dover andare dal medico curante soltanto per ritirare la ricetta cartacea.
Dato che la ricetta dematerializzata era legata a un particolare momento emergenziale, il legislatore aveva però previsto anche una data di scadenza per la possibilità di usare questo strumento. Uno stop alla possibilità di aggirare la vecchia ricetta cartacea fissato al 31 dicembre 2022.
Con l’inizio del 2023 dunque la ricetta elettronica sarebbe dovuta finire in archivio lasciando nuovamente spazio alla sola ricetta cartacea. Ma il governo è intervenuto, come si suol dire, in zona Cesarini per prorogare la misura.
Inizialmente si era pensato a una proroga di un solo altro anno. Adesso però, con l’approvazione del decreto Milleproroghe, la proroga è salita a due anni, slittando così fino al 31 dicembre 2024. Il tutto in attesa che si arriva all’approvazione di un provvedimento ad hoc, non legato dalla pandemia di Covid-19.
Rimangono dunque in vigore anche per questo e il prossimo anno le attuali disposizioni. Secondo le quali le modalità per ricevere la ricetta sono tre, vediamo quali:
Per i cittadini italiani la proroga della ricetta elettronica rappresenta indubbiamente un vantaggio. Dunque è una buona notizia che sia stata estesa per altri due anni. E non sono pochi, anzi, quelli che si augurano che questa misura diventi finalmente definitiva. Si tratta in un certo senso di una naturale prosecuzione della progressiva digitalizzazione della sanità, fortemente acceleratasi in occasione della pandemia. Molti si sono ormai abituati ad avere sempre più a che fare col fascicolo sanitario elettronico e un ritorno al passato, alla sola ricetta cartacea, potrebbe non essere la cosa migliore da fare.
Tra i vantaggi offerti dalla ricetta elettronica c’è infatti lo snellimento di tempi e procedure. Un indubbio vantaggio non solo per i cittadini, ma anche per i medici. Non è un caso che proprio questi ultimi siano stati in prima fila a spingere perché la misura fosse prorogata. In questo modo i medici hanno modi di velocizzare i tempi di consegna della ricetta, evitando di intasare gli studi con lunghe file di pazienti che non hanno bisogno di visite ma solo di un passaggio burocratico. Il tutto sempre senza smettere di assicurare la garanzia, dato che alla fine rimane pur sempre il medico curante a dover prescrivere il farmaco al proprio paziente.
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