C’è chi le prova tutte – spendendo magari una fortuna – per allungare la propria vita il più a lungo possibile.
Ma una ricerca mostra che in alcune particolari zone del mondo gli abitanti sembrano aver scoperto il segreto della longevità. Che non sta in sofisticati trattamenti o in altrettanto dispendiose tecnologie di manipolazione genetica, ma in alcune semplici abitudini che non ci farebbe male – al contrario – prendere a esempio. Scopriamo di cosa si tratta.
Diventare un Highlander, un immortale. Possiamo ben dirlo: dietro al sogno dell’elisir di lunga vita in fondo c’è questa ricerca dell’immortalità. Un desiderio tanto più forte in società del benessere come le nostre, dove predomina una morale della vita lunga. Insomma, la voglia di vivere sempre più a lungo e sempre meglio (possibilmente senza vendersi l’anima al diavolo come Faust).
Fatto sta che alcuni ricercatori, riferisce il Washington Post, si sono chiesti se questo elisir di lunga vita non consista, molto semplicemente, nell’imitare le sane abitudini – per nulla faustiane – di chi una vita lunga l’ha fatta, eccome. E chi può dirlo meglio dei centenari?.
«Vivere come i centenari seguendo le loro abitudini alimentari». Ecco il segreto per vivere a lungo, dicono i ricercatori. Ma attenzione, non tutti i centenari. La ricerca indica in particolare gli “Highlander” che vivono in cinque località del mondo: le zone dove l’aspettativa di vita risulta straordinariamente alta. Questi centenari vivono infatti nelle aree denominate «zone blu» e che per i ricercatori «includono la penisola di Nicoyan in Costa Rica, la città di Loma Linda in California e le isole di Okinawa in Giappone, la Sardegna in Italia e Icaria in Grecia», si può leggere sul quotidiano di Washington.
Di questo si è occupato Dan Buettner, autore di diversi libri sulle «zone blu» (l’ultimo si intitola “The Blue Zones American Kitchen”.) «A prima vista – prosegue il Washington Post – in queste zone blu le diete, gli stili di vita e le abitudini delle persone possono sembrare molto differenti l’una dall’altra». Ad esempio «molte delle persone longeve della Sardegna vivono in terreni montuosi, dove cacciano, pescano e raccolgono i propri alimenti, come il latte di capra, il pecorino, l’orzo e le verdure dell’orto». Tutt’altro scenario troviamo invece tra gli “eterni” di Loma Linda che «sono parte d’una ben organizzata comunità avventista del Settimo Giorno, che rifugge la caffeina e l’alcool e segue una dieta prevalentemente vegetariana». Mentre a Icaria «il vino rosso è un alimento base e le persone seguono una tipica dieta mediterranea con tanta frutta e verdura e modeste quantità di carne e pesce».
Per venire agli arzilli longevi di Okinawa, questi «hanno storicamente consumato una dieta in larga parte a base vegetale. Assumono molte delle loro calorie da patate dolci, tofu e verdure fresche che spesso raccolgono dai loro stessi orti. Apprezzano anche la carne di maiale che riservano tradizionalmente per le occasioni speciali». Ancora diversamente si comportano i centenari di Nicoyan, i quali invece «tendono a mangiare secondo una dieta tradizionale mesoamericana ricca di alimenti vegetali ricchi di amido come mais, fagioli e zucca».
Differenze che non devono stupire più di tanto perché, come è facile immaginare, la dieta non è l’unico fattore legato a un’alta aspettativa di vita. A contare molto c’è anche lo stesso stile di vita. Non soltanto cosa si mangia, ma anche come si vive insomma.
Una delle conclusioni della ricerca sottolinea il legame tra socialità e longevità. In altri termini, le persone che risiedono in comunità dove avere una vita lunga è una cosa comune, «di solito hanno forti legami con amici e la famiglia, uno scopo e una positiva visione della vita». Queste persone «si impegnano in alti livelli d’attività fisica e trascorrono molto tempo fuori facendo giardinaggio, coltivando o socializzando con altre persone nelle loro comunità».
Secondo il già menzionato Dan Buettner sono almeno quattro i denominatori che accomunano le cinque «zone blu», malgrado i costumi alimentari così differenti. Questi denominatori comuni sono:
Infine altri due dettagli. Secondo la ricerca le coppie sposate che danno priorità ai pasti in famiglia hanno anche livelli più alti di soddisfazione coniugale. Invece i genitori che mangiano abitualmente cene cucinate a casa coi loro figli consumano più frutta e verdura e in più i loro figli hanno anche una minore probabilità di avere problemi di obesità.
C’è poi quello che uno dei centenari di Okinawa, Kamada Nakazato, rivela come il vero segreto della longevità: «Mangiare verdure, avere una visione positiva, essere gentile con le persone e sorridere».
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